di Cesare Marangiello
Qualche rapida riflessione può aiutare a comprendere come migliorare il benessere sociale complessivo e quale contributo può fornire la psicologia per migliorare il SSN. Se da un lato, infatti, è essenziale ridare valore ed efficienza alla sanità pubblica (senza sminuire la sanità privata che può arricchirla senza sostituirla), dall’altro è importante convincersi che il SSN del nostro paese ha molti limiti, soprattutto per quanto riguarda l’offerta dei servizi di psicologia e psicoterapia che ahimè al momento vengono svolti prevalentemente in forma
privata e, dunque, rivolti solo a chi può permettersi di pagarli di tasca propria. Oltre alla carenza del servizio di psicologia, nell’attuale sanità pubblica si riscontra anche la quasi totale inesistenza della psicoterapia, motivo per il quale si è costretti a rimediare con terapie psicologiche estemporanee volte a tamponare una domanda sempre più numerosa e pressante. La prima osservazione da tenere presente quando si parla di sanità è, in linea con quanto sostiene l’OMS, che la salute dell’individuo non può e non deve essere percepita solo come salute fisica e assenza di malattia, ma anche come salute psichica e benessere socio-relazionale. Peccato però che quando si parla di sanità si parla molto di cure mediche ma non si fa menzione ai servizi per la prevenzione, il supporto e la terapia psichica. Una seconda riflessione riguarda il fatto che la psicologia e la medicina sono due discipline indipendenti e molto diverse. Infatti, sebbene entrambe abbiano a cuore il benessere della persona, bisogna considerare il fatto che la disciplina psicologica si muove mettendo al primo posto la relazione umana e, cioè, il rispetto, la considerazione e l’ascolto dell’altro, mentre quella medica mette davanti a tutto il principio tecnico-chimico. Dunque due differenti modalità di approccio alla persona (per modi e tempi di lavoro), che andrebbero ugualmente considerati e valorizzati. Vediamo qualche dato sulla salute degli italiani. In uno studio condotto da Cittadinanzattiva nel 2019 si è evidenziato che il bisogno più trascurato nel soggetto con patologia cronica è il supporto psicologico (64,8%) a pari merito con le difficoltà lavorative, poi si trovano le difficoltà economiche (51,3%), burocratiche (45,9%), di assistenza sociale (37,8%) e di discriminazione (21,6%). Come mai questi importanti bisogni sono così marcatamente disattesi? Di solito per il fatto che il cittadino non chiede aiuto, o se lo fa, perché non viene ben informato, assistito e indirizzato. Sta di fatto che 6/7 cittadini su 10 affrontano la cronicità senza la doverosa assistenza soprattutto per quanto riguarda il supporto e la terapia in ambito psichico. Secondo l’Istat sono 2 milioni i giovani fra i 10 e i 20 anni che soffrono di disturbi mentali. Per l’OMS il suicidio è la quarta causa di morte fra i giovani fra i 15 e i 29. Secondo L’Istituto Superiore di Sanità ci vorrebbe 1 psicologo ogni 1000 abitanti, in realtà ne abbiamo meno di 3 ogni 100.000. L’Aifa fa presente che fra i 20 farmaci più prescritti 6 sono ansiolitici e antidepressivi. Infine, il CNOP informa che sono 5 milioni gli italiani che avrebbero bisogno di cure psicologiche. Superare lo stigma della psicoterapia, permetterebbe all’uomo moderno di guardare alla salute psichica come ad un bene da tutelare e da proteggere con coraggio e determinazione. In Inghilterra, ad esempio, hanno dimostrato che all’aumentare dell’offerta psicologica e psicoterapeutica nel SSN, aumenta il beneficio non solo per i cittadini ma anche per le casse dello Stato, poiché una collettività che gode di una condizione migliore di salute è una società più produttiva. Quindi, se si provasse a non guardare alla salute come un costo ma come un investimento, si potrebbe affrontare la delicata questione socio-sanitaria del nostro paese puntando a potenziare rapidamente i servizi pubblici di psicologia (demedicalizzandoli). Inoltre, considerando che nell’età moderna esiste una diffusa necessità di rendere più solidali i rapporti fra individui, si potrebbe cercare di rendere più umani i rapporti sociali, i luoghi di cura e di lavoro. Da questo punto di vista credo che un partito come il PSI, che da sempre si è impegnato nel sociale e che di questo ne ha fatto la sua forza e distinzione, possa cercare di affrontare concretamente la noncuranza in cui è caduto il nostro sistema sanitario nazionale.